Budapest accoglie con un' ospitalità spartana. Ha il contegno di una vecchia signora che si ricorda di quando era giovane. Non ero mai stata ad est, la malinconia delle vie e delle musiche zigane ha accompagnato il camminare e riempito le labbra.
Non ero pronta ai quartieri ghetto, a quelle piazze che ricordano il regime finito da troppo poco.
Mi sono innamorata del contegno di questa città, del Danubio illuminatato che di sera regala stelle ai cuori.
Di due sconosciute che mi hanno riportato la magia degli incontri. Di due amiche rincontrate che mi ricordano che non tutte le parole si perdono, molte restano attaccate ai cuori. E' un sorriso.
Di alcune porte che anche se chiuse rimangono sempre quelle di casa.
Oggi ho deciso che fosse un buon giorno per riprende lo yoga seriamente. Tornando da Cam avevo perso il filo della pratica quotidiana, ero entrata nel loop del nonhotempo,nonora,forsedomani, tantoasettembreinizioilcorso. Stamattina, guardando le montagne sul mio mat blu, ho iniziato a respirare dentro a tutti i pensieri che hanno cominciato ad accavallarsi da qualche giorno, settimana. Ieri sera mi sono sentita distante, quasi impermeabile alle chiacchiere davanti alla pizza...e potrei iniziare il gioco delle proiezioni, dello specchio che mi mostra la me in loro e quello che ne torna, ma non ho voglia. So che mi sono sentita un po' svuotata dal gioco che ho visto svoglersi davanti a me, che mi ha tolto un po' di quella lucina che pensavo ci fosse intorno
al mio albero. (che ti pensavo più pulita e invece ti ho trovata sporca e neanche te lo posso dire) Allora sono tornata a me, in stillness I find strength. Ho trovato l'immobilità e la calma, il fluire del respiro. Ho cercato di aprire questo cuore gonfio. Gonfio di cosa?
Affido alle stelle.