venerdì 9 agosto 2013

It only works if you work it

"Lo yoga ci insegna a curare quello che non si può sopportare e a sopportare quello che non può essere curato" Iyengar

Ci sono giorni in cui vengo qui e vorrei mettere in ordine le lettere delle parole per mettere ordine nei cassetti del cuore, ma poi niente viene come vorrei e mollo il colpo. E forse allora sto fuggendo da quello che provo. So che mi basterebbe un minuto di midfulness invece di tutti i minuti di mind full, ma poi mi difendo dietro alle cose da fare, gli impegni, lo studio e rimando senza mai far ordine davvero.
Gli ostacoli del cuore che si rincorrono in maniera quasi costante sono:
- io vorrei, lo vorrei veramente, essere talmente oltre da essere oltre :) , ma mi accorgo di non esserlo e se in più vengono a trovarci due amiche la cui storia assomiglia alla storia che nella mia testa va avanti per troppo tempo...ecco, la situazione emozionale si complica.
- giudico perché ho aspettative. Una ragazza che faceva parte del gruppo di amiche con cui si usciva fa la "life coach"...sì, -fa- la life coach essendo in realtà una stronza egoista e misogina! Il fatto che ultimamente abbia avuto modo di dimostrarsi, con chi più la considerava professionale, la persona infima che è...bè mi ha sollevato il morale e dall'alto di questa collina, vedere il suo cadavere passare, mi ha fatto riflettere sul fatto che in realtà il problema del suo non -essere una vera life coach- è tutto mio. La mia prima insegnante di yoga, Louise, senza "essere niente" se non una splendida maestra, è stata una coach meravigliosa. Con le sue briciole seminate durante le lezioni, aiutava a trasformare la pratica delle asana in pratica di vita. Scesa dal tappetino rimaneva una persona valida, dai valori coerenti a quanto diceva, con la sua passione-ossessione per il cioccolato e la sfrontatezza di chiedere bottiglie di olio italiano per lei e il suo hubbie. Il tutto per dire che io ho delle idee molto chiare sulle qualità/valori che una persona che si erge a coach/couselor/psicoterapeuta dovrebbe avere e questo mi dà la possibilità e la facoltà di saper scegliere e saper distinguere quello che a me va bene da quello che a me non va bene, ma non mi autorizza a cambiare il mondo. Se T. vuole continuare a fare la life coach con tutto quello che, a parer mio, le manca ecco che semplicemente vorrà dire che io non mi rivolgerò mai a lei per un consulto. (eh sì okay, se V. mi dovesse ancora parlare dei seminari di coaching di T. ...ecco, magari un sassolino me lo tolgo ancora, ma non con tutta quella rabbia dettata da "ingiustizia" che sentivo crescere dentro di me).
- è un mese che non sento più Albero, non abbiamo litigato apertamente, Albero non litiga mai a viso scoperto, lei non dice e si fa su a riccio..lei mi ha detto che si è sentita giudicata da alcuni miei sguardi e io so in cosa, non ho potuto fare a meno di guardarla stralunata quando mi ha detto di aver chiesto ad A. di passare a vedere la casa nuova se e quando dovesse tornare da Bologna. Io l'ho vista come una cosa talmente assurda, talmente pazza (come se ti avesse detto "pizza al mandarino" dice la mia terapeuta) da guardarla con giudizio. Ma questo Albero non me l'ha mai detto, non ne avuto il coraggio e si è rifugiata dietro a giri di parole e silenzio. A me andava stretta questa situazione già da n po', ma adesso che è passato un mese, mi manca non sentirla più del tutto e mi chiedo se dovrei scriverle o se dovrei continuare questo silenzio. La verità è: a me ha dato fastidio che lei mi dicesse di A. perché la giudico veramente una cosa assurda o perché pur essendo assurda è la stessa cosa che farei io?
Io e Albero siamo pronte, davvero pronte, a portare la nostra amicizia lontano da situazioni ambigue (tra noi due) e lontano da A. che è stata anello di congiunzione?




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